Matera Cielo Stellato Panorama

Grazie a Open Lights, le strade di Matera sono tornate nel Medioevo per due ore. Durante la festa per l’inaugurazione dell’anno da Capitale della Cultura, la città ha rinnegato l’illuminazione elettrica dalle 16.30 alle 18, affidandosi solo alla luce delle candele.

L’evento ha preso il nome di “Cielo Stellato” perché gli spettatori avrebbero dovuto ammirare dall’alto una costellazione di lumicini sparsi in tutti i vicoli della città: fino a cinquant’anni fa, infatti, Matera di notte era illuminata da migliaia di candele posizionate lungo le strade e gli autori del passato descrivevano spesso i Sassi come “un cielo stellato al contrario”.

Ero appena tornato in città dopo aver visitato la Cripta del Peccato Originale, il sole stava calando dietro il Parco della Murgia ed il centro storico era blindato nell’attesa dell’arrivo di Mattarella. Quando sono arrivato a Piazza Vittorio Veneto il buio era già sopraggiunto e, incuriosito dal vociare meravigliato che proveniva dagli archi del Belvedere Guerricchio, mi sono fatto strada fra la folla per capire cosa stessero guardando tutti: le case scavate nei Sassi, che di giorno sono gialle, si erano colorate di un rosso tanto delicato da far pensare che l’intera città fosse illuminata da una vecchia lampadina da mezza candela, come quelle che ancora si trovano nelle case dei nonni.

Non potevo distrarmi troppo. Mi aspettava una riunione con la redazione di Inchiostro per organizzare la copertura fotografica degli eventi serali: il premier Conte avrebbe visitato la città alle 18.30 e dovevo trovarmi pronto ad intercettarlo.

Assieme alle luci elettriche, però, la città pareva aver cancellato ogni forma di tecnologia moderna: non era possibile usare nemmeno il cellulare a causa delle linee telefoniche in tilt. Così, senza mappe digitali, mi sono incamminato fra le scalinate di tufo che costeggiano a zigzag le pareti dei Sassi alla ricerca di una casa in una strada di cui non ricordavo il nome in una città sconosciuta.

I gradini erano vagamente riconoscibili grazie alle ombre create da qualche candela gialla in lontananza. Riuscivo poi a malapena a distinguere le voci di persone che camminavano a passi incerti e si urtavano fra loro, un po’ come se stessero tutti giocando a pigliamosca. Cercavano in realtà un anfratto non ostruito dalle centinaia di persone che affollavano i vari punti panoramici più famosi della città, in modo da riuscire a scattare anche solo una fotoricordo.

Lo spettacolo, definito “irripetibile” dal suo creatore, era però anche impossibile da ritrarre in fotografia a causa della totale assenza di fonti di luce. A ricordare l’evento su Facebook e Instagram, nonostante tutto, ci sono centinaia di fotografie sotto l’hashtag #materacielostellato. Anche se probabilmente chi non ha vissuto i Sassi di quella sera troverà quasi solo foto scure e piene di pallini rossi. Un po’ come se tutta la città avesse avuto il morbillo.

Una volta sceso troppo in basso per trovare ancora un altro belvedere, la folla si è diradata ed il vociare della gente ha lasciato spazio ad un suono lontano di un carillon: era in atto il secondo momento dello spettacolo, in cui si è alzata in volo una luna a forma di mongolfiera che ha sorvolato i Sassi mentre un’acrobata si esibiva in piroette volanti attorno al pallone.

La mia discesa era però tutt’altro che finita: le scale erano quasi arrivate ai piedi della parete rocciosa del Sasso Barisano e, improvvisamente, è comparsa una luce che illuminava Via Lombardi: era un’oasi luminosa a forma di caffetteria. Un bar non aveva rispettato l’obbligo di spegnere le luci poiché Il titolare era in protesta con l’organizzazione dell’evento. C’era anche un tavolino con tre amiche che chiacchieravano allegramente come se stessero facendo un aperitivo a mezzogiorno, sfruttando l’unico fascio di luce che usciva dalla porta del locale. 

Il loro vociare era però rotto dalle urla dei bambini che giocavano a rincorrersi fra gli anfratti bui della scalinata immediatamente adiacente, quella di Via Fiorentini, che non riusciva invece a beneficiare della luce del bar.
Ad illuminare l’intero scenario ci ha allora pensato un tedoforo appena giunto da un’altra scalinata che, con una grande torcia, in un istante ha dato luce all’intero quartiere con la sua fiamma.

Matera Scala Sasso Barisano Tedoforo

Nel frattempo, gruppi di bambini e adulti si raccoglievano attorno alle candele accese e giocavano assieme come se avessero tutti una uguale indistinta età. 

Per due ore Matera ha vissuto due vite parallele: esattamente cinquanta metri sopra le nostre teste c’era Piazza Vittorio Veneto con centinaia di passanti che, camminando fra strade e negozi moderni e illuminati, non sapeva cosa accadeva nei vicoli sotto i loro piedi; nel ventre del Sasso Barisano continuavano ad aggirarsi persone di ogni età con il passo lento e gli occhi sgranati, accompagnate da suoni di stupore e meraviglia di chi si muove in un’ambientazione medievale che non sarebbe stata così bella nemmeno in un film del Signore degli Anelli.

Matera Scale Centro Open Lights


La casa era vicina, ma le linee telefoniche erano ancora intasate. Google Maps non funzionava ed il senso di orientamento non aiutava. Poi, all’improvviso, un tuono. Qualcuno alzava lo sguardo per vedere se nello spettacolo erano previsti anche i fuochi d’artificio. Ed invece era il cielo a brontolare: un po’ geloso per aver visto le stelle di Matera, era diventato tetro e grigio.
Subito dopo è arrivata sul naso una goccia d’acqua, poi due sulla testa. Mi trovavo ancora lontano da casa e l’aria si era improvvisamente raggelata, un po’ come se le nuvole stessero dicendo “preparatevi al peggio”. Ed è subito arrivata scarica di pioggia che ha spento tutti i lumini come un genitore severo che spegne la TV durante la scena più bella di un film.
Erano ormai le 18 inoltrate e l’illuminazione elettrica era appena tornata. E con la luce è tornato miracolosamente anche il 4G, che mi ha fatto scoprire dov’ero finito: credevo di essermi perso in una città di mille anni fa, eppure ero arrivato ad appena 100 metri da casa.

-Federico Quagliuolo

Questo reportage può anche essere letto nel numero speciale di Inchiostro, il giornale del Master di Giornalismo del Suor Orsola Benincasa.

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